Redimere le anime con la musica e la Divina Commedia. Inferno di Francesco Maria Gallo
A marzo del 2021 è stato pubblicato l’album INFERNO, del quale parliamo oggi: una libera interpretazione della Divina Commedia per l’anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. I testi sono ispirati a undici canti dell’inferno di Dante ma descritti dal punto di vista di un uomo clemente e non di un giudice.
Francesco Maria Gallo è l’autore di quest’opera: un cantautore calabrese, rocker e comunicatore multietnico. Laureato in musicologia e comunicazione di massa alla DAMS, ha scelto un modo alternativo di approcciarsi alla legalità: invece di diventare un avvocato ”nascosto” dietro un banco, ha scelto la musica come metodo di comunicazione, per avvicinarsi alle persone e conoscere meglio il loro modo di vivere.
Con l’intento di reintegrare e scuotere i giovani, ha fondato la LEGALITY BAND PROJECT, grazie alla quale non solo porta musica e buon umore nei territori dove vanno a suonare, ma interagiscono con i cittadini in modo solidale con il desiderio di aiutare chi rischia di fare scelte sbagliate, ma anche chi ha voglia di crescere e migliorarsi.
L’album INFERNO è nato dopo una rilettura della Divina Commedia, da parte di un Francesco Maria Gallo maturo. Ovviamente la prospettiva di un giovane ragazzo è ben diversa da quella di un uomo. E infatti, il nostro autore, dopo un lungo lavoro, ha ridato vita e voce, ai personaggi della Divina Commedia, mostrandoceli dal suo punto di vista.
Nel primo canto troviamo Caronte, il traghettatore di anime che ci descrive, a noi come a Dante, lo scenario che gli Inferi mostreranno, ma soprattutto avverte un Dante menefreghista, che addentrandosi negli oscuri gironi, rischia di non tornare più indietro.
Una volta all’interno dell’oltretomba, troviamo Francesca, che parla del suo amore proibito, giudicato e nascosto, e di come ciò li ha portati alla morte e non solo all’eterna sofferenza, ma al continuo assistere a terribili torture. Nonostante tutto, non rimpiange il passato come altri fanno. Francesco Maria Gallo ci mostra non solo dei traditori, ma due persone innamorate che non hanno potuto vivere il loro amore che di nascosto. E ora, per quella passione, quel desiderio e quell’amore sono disposti anche a passare l’eternità in balia di un vento costante e doloroso.
Più avanti, Medusa da sempre disegnata e additata come mostro e distruttrice, è finalmente spogliata da questa veste e fatta realmente vedere per quello che è: una regina, una donna vittima del potere di un dio, di un uomo che pur di averla, l’ha presa con la forza. Costretta a nascondersi per un peccato non commesso e trasformata, da una donna che non avrebbe dovuto biasimarla, in una creatura che nessuno ha mai degnato di amore o comprensione, ma solo odio e paura.
Nel canto “Il Gigante” troviamo un Ulisse confuso e pieno di domande sul suo passato e futuro. Ulisse è l’unico personaggio sul quale Gallo si trova d’accordo con il giudizio di Dante, infatti, si nota la mancanza di pentimento delle sue azioni e l’unica cosa della quale si rammarica è quella di non rivedere più il blu del mare.
Troviamo Pier della Vigna e un conte Ugolino affranti dal loro passato e dalle loro scelte. Due uomini che vorrebbero solo cancellare ciò che sono stati per andare avanti, fare scelte diverse per cambiare il loro cammino e riprendere in mano una vita che non gli appartiene più.
Alla fine dei canti troviamo Lucifero che desidera amare e invece deve struggersi per continuare un lavoro che non ha richiesto. Lucifero deve fingere di essere una creatura simbolo del dolore e della sofferenza, ma è invece un individuo in cerca di comprensione e un segno da suo padre.
Infine però Lucifero, condanna nel suo nome e in quello di suo padre, Dante! Per essersi divertito ed essersi fatto beffe delle anime di persone che neanche suo padre avrebbe giudicato cosi duramente. Lo condanna a soffrire le pene dell’Inferno, anche se secondo lui la sua vita stessa, piena di odio, era già un tormento.
Con le musiche, i tempi e soprattutto le parole, Francesco Maria Gallo s’impegna per mostrarci i protagonisti di queste storie, sotto una luce diversa. Non come dei peccatori condannati probamente all’eterna sofferenza, ma come persone condannate a un fardello non meritato, giudicati da un uomo che nuotando nel suo stesso odio si è sopraelevato a una carica che non gli spetta.
In conclusione, nell’ultimo canto, Gallo, ci mostra quanto in fondo l’Inferno lo viviamo anche in vita, di come infliggiamo a noi stessi, e agli altri, dolore, a volte senza alcuna ragione. Desolazione è un brano, una preghiera ironica, verso un Dio oppure un’umanità che non sempre dimostra di essere tale. Un brano che ha come inserto finale la registrazione della richiesta di aiuto da parte dei naufraghi che su un barcone che aveva lasciato Zuara, in Libia, sono rimasti bloccati in mare con problemi al motore, senza riuscire ad avere soccorsi.
Il nostro artista, non solo ha cercato di redimere delle povere anime dalla dannazione eterna, ma ha cercato di mostrarci quanta sofferenza può portare un giudizio dato con prepotenza da chi non ha neanche il diritto. Di quanto l’ingiustizia sia facile, ahimè, da trovare anche nella vita di tutti i giorni e nonostante ciò l’essere umano è un eterno peccatore che non impara mai dai propri errori, ma quasi quasi sceglie di superarsi. Scelta giusta in fondo quella di chiudere l’album con una preghiera. Solo una preghiera, che si spera giunga alle orecchie giuste…